14/05/08

AL MONDO

Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa che, cerca di, tendi a , dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso, in me stesso

Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu “santo” e “santificato”
un po’ più in là, da lato, da lato

Fa di (ex-de-ob-etc)-sistere
E oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa buonamente un po’;
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.

Su, Munchhausen.




A. Zanzotto

21/04/08

DANTE I'VORREI


I' vegno il giorno a te infinite volte
e trovoti pensar troppo vilmente:
molto mi dol della gentil tua mente
e d'assai tue vertù che ti son tolte.

Solevanti spiacer persone molte
tuttor fuggivi l'annoiosa gente,
di me parlavi così coralmente
che tutte le tue rime avia ricolte.

Or non ardisco per la vil tua vita
far mostramento che il tuo dir mi piaccia,
nè in guisa vegno a te che tu mi veggi.

Se 'l sonetto presente spesso leggi
lo spirito noioso che t'incaccia
si partirà da l'anima invilita.


Guido Cavalcanti a Dante
(Vita Nova XXIX)

18/04/08

HO UN BEL DIRE

La scorsa morte mi chiesi
se ci sia poi davvero
una qualche
differenza
tra la risurrezione
di uno
o
di tutti.

In realtà
(la realtà?)
i panpsichisti
mistici
karmisti
son quelli
tra i ballanti
equilibristi.

Mentre i cattolici
c'han quella pazienza
che attenderebbero
il giorno del giudizio.

Lì mi risposi:
ma soprattutto
non
concentrarti
sul ritmo stretto
del suo respiro.

02/04/08

Corazòn tan blanco

[...]
Ciò che vediamo e sentiamo finisce per assomigliare e addirittura diventare identico a ciò che non abbiamo visto nè sentito, è solo questione di tempo, o dipende dalla nostra scomparsa.
E nonostante tutto non possiamo far altro che impostare la nostra vita ad ascoltare e a vedere e a partecipare e a sapere, convinti che la nostra vita dipenda dallo stare insieme un giorno o dal rispondere ad una telefonata, o dall'avere il coraggio, o dal commettere un crimine o causare una morte e sapere che è stato così.
A volte ho la sensazione che niente di ciò che succede succeda davvero, poichè niente succede senza interruzione, niente persiste nè persevera nè si ricorda in eterno, e anche la più monotona e banale delle esistenze si annulla e nega se stessa in questa ripetizione apparente al punto che niente è niente e nessuno è nessuno che sia esistito in precedenza, e la debole ruota del mondo viene spinta da smemorati che ascoltano e vedono e sanno ciò che non si dice e non avviene e non si conosce nè si può dimostrare.
Ciò che avviene è identico a ciò che non avviene, ciò che scartiamo o ignoriamo è identico a ciò che accettiamo o afferriamo, ciò che sperimentiamo identico a ciò che non proviamo, tuttavia la vita passa e passiamo la vita a scegliere a rifiutare a selezionare a tracciare una linea che separi quelle cose che sono identiche e faccia della nostra storia una storia unica da ricordare e da raccontare.
Inpieghiamo tutta la vita e i nostri sensi e le nostre ansie al fine di discernere ciò che sarà uniformato, o che lo è già, e per questo siamo pieni di rimpianti e di occasioni perdute, di conferme e riaffermazioni e di occasioni sfruttate, quando l'unica certezza è che nulla si afferma e tutto si perde.
O forse non c'è mai stato niente.
[...]

Javièr Marìas

26/03/08

IN UN MILIONE DANNI T'AMERO'

La fortuna che ricevo
dalle labbra dell'amore
che lui m'ama e giammai muore
la purezza che ha di me.
Ed io un tempo
contro tutto
la pigrizia, il gelo, il lutto,
volli solo
macinare
meritarmi
quel che vale
quel che al fondo
qui ho sepolto
che ho affogato come un bimbo
nello smalto

13/03/08

EDIZIONE CRITICA MANZONIANA

Mi chiam Geltrude Monza e sono di Milano
e quando sto un po' sbronza ci vado anche di mano
e se ripassa il Manzo che a letto è un gran portento
lo porto in sull'altare e in Dio me lo violento.

08/03/08

MERIGGIARE GRAVIDO E STORTO

Meriggiare gravido e storto
presso un rovente ardire morto
ascoltare tra i grumi e gli sterchi
schiocchi di nervi, flaccide serpi.

Nelle crepe del ruolo o intra la feccia
spiar le mire di sordide amiche
ch'ora s'accorgono ed ora dimenticano
le somme mie tristezze oramai antiche.

Osservare tra i mondi il palpitare
lontano di figli del mare
mentre si leva in increduli emistichi
un Montale di (pochi) salvi spicchi.

E macerando nel sale che taglia
sentire sotto l'unghie e nelle ciglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una battaglia
che persi senza voglia o meraviglia.